Il borgo di Canneto

fra la Valdicecina e la Maremma

Il castello di Canneto, noto già dal 1084, è situato nella valle del torrente Sterza, lungo la strada che collega la Valdicecina con la Maremma.
Fu costruito su un ampio pianoro che domina la valle ed ha una planimetria pressoché circolare.
Il castello faceva parte del territorio della Badia di S. Pietro a Palazzuolo ed entrò a far parte del comune di Volterra nei primi decenni del Duecento. Si conserva ancora in buona parte la cerchia muraria medievale, nonchè resti di murature più antiche inglobate negli edifici moderni.

 

Casaglia

E´ costituita da varie case coloniche sparse, il cui nucleo più importante presenta edifici di notevole interesse archittetonico ed urbanistico (foto).
Si tratta di una piazza su cui si affaccia la Chiesa (con interessanti affreschi ottocenteschi) ed un edificio merlato e turrito, che rammenta l´antico castello mentre a levante, si trova la fattoria, una maestosa villa residenziale del secolo scorso, in stile neoclassico. Casaglia con l´antica Pieve di San Giovanni Battista, fu uno dei castelli compresi nel privilegio che Arrigo VI, nel 1186, accordò a Ildebrando Pannochieschi, Vescovo di Volterra. I ruderi riattati dal castello si trovano in cima ad una collina alla destra del fiume Cecina. E´ quella Casaglia che viene nominata quale estremo confine dell´antico perimetro del territorio pisano, al quale governo i terrazzani delle campagne si ribellarono nel 1345.
Il popolo di Casaglia faceva parte del castello di Strido fino alla legge leopoldina sul regolamento amministrativo delle comunità del Granducato.
Casaglia intorno al 1700, pervenne alla famiglia Espinassi-Moratti che l´ha sempre conservata.

Castello di Querceto

 

Querceto deve il suo nome all´etimologia floreale medioevale (VIII-X). Già dall´antichità Querceto fu un castello molto importante tanto che fornì circa 600 armati al Comune di Volterra. Tuttavia subì vicende comuni alle altre località della zona: prima cadde sotto l´egemonia dei Vescovi di Volterra, con i diplomi di Enrico VI del 1186 e di Federico II del 1224; in seguito passò sotto il dominio del Comune di Volterra, cui gli abitanti del borgo si sottomisero liberamente il 20 agosto 1252.
E´ però probabile che il Castello di Querceto sia caduto sotto il dominio fiorentino prima di Volterra e degli altri Comuni limitrofi.
Nel 1431 venne conquistato dalle truppe del Duca di Milano, comandate da Niccolò Piccinino evidenziando ulteriormente l’importanza militare attribuita alla località.

Nel 1447, venne acquistato dalle truppe di Alfonso Re d´Aragona e di Napoli, che distrussero per intero le abitazioni, escluso il castello.
Fu in questi tempi che iniziò un periodo di decadenza e abbandono che si protrasse fino al 1472, anno a cui risale un altro giuramento degli abitanti di Querceto a Firenze. Fu sotto il dominio Fiorentino che Querceto entrò a far parte del Vicariato della Val di Cecina. E´ al 1543 che si può far risalire la Signoria degli attuali Conti Ginori.
Il borgo risulta oggi di eccezionale interesse, non solo per il Castello, ma anche per le sue antiche case e per la sua Chiesa, intitolata a San Giovanni Battista.
Esternamente l´edificio conserva l´originale parametro a filaretti di piccole bozze arenarie ed ha un´originale iconografia. Infatti per chi entra, si presenta ad un´unica navata che si amplia con due campate laterali, acquistando una forma a croce. L´abside originale è stato sostituito da una scarsella rettangolare. Spiccano infine i simboli di due evangelisti (l´aquila e il leone) ai lati del Redentore raffigurato fanciullo, plasticamente eseguiti al capitello della semicolonna della navata di destra.
L´ampio e significativo affresco che si trova nell´abside è opera recente del pittore Luciano Guarnieri.

La Sassa

 

Sassa

Suggestivo borgo medioevale (foto sotto panorama) arroccato sullo sprone di un colle, che si affaccia ad est sulla valle del torrente Sterza.
Dalla sommità del “Poggio al Pruno”, sovrastante l´abitato di Sassa, ci si affaccia sul mare e si può ammirare un panorama immenso, dominante gran parte dell´Arcipelago Toscano e dai cui piedi inizia il famoso viale dei cipressi che da Bolgheri va a S.Guido, cantato dal Carducci.
Le prime note si trovano su un documento datato 1008, quando il Conte Gherardo vendette metà delle case masserizie possedute in luogo detto Sassa, nel piviere di S.Giovanni di Casale.
Nel 1208 passò sotto l´egemonia del Comune di Volterra, e forse fu allora che iniziò anche per questo borgo la lotta fra Comune e vescovo, dando poca considerazione al fatto che l´Imperatore Enrico VI, con suo diploma del 1186 avesse assegnato il castello di Sassa al Vescovo di Volterra.
Oggi il borgo presenta ancora le sue antiche strutture architettoniche, sovrastate da un massiccio torrione che forse costituiva il mastio dell´antica rocca.
La Chiesa ampliata alla fine del XVIII sec., si presenta oggi con una doppia abside, mentre la parte più antica consiste nel corpo con l´abside esterno. Attualmente ha due altari: l´altare del SS. Rosario a sinistra e l´altare maggiore rifatto nel 1963.
Degno di interesse artistico è il battistero di marmo rosato screziato, costituito da una colonnetta rettangolare su cui poggia un´altra semicolonnetta ornata da un astragalo a foglie di acanto.

La Leggenda delle orme di Cristo

Molti luoghi, leggende e tradizioni, ancora oggi vive in questo borgo, fanno risalire l´origine di Sassa agli albori dell´era cristiana.
Si racconta in proposito che su “Poggi Sassa” presso il botro della Canonica in località “La Chiesa” (dove ancora oggi sono visibili alcune delle sue rovine parzialmente ricoperte dalla vegetazione), si fosse rifugiato San Pietro per sfuggire alle persecuzioni di Roma.
Secondo la tradizione fu questo il luogo dove sarebbe avvenuto l´Evangelico incontro, dove Pietro pronunciò la famosa domanda “Quo vadis domine?”.
Il Redentore apparsogli davanti per convincerlo a tornare indietro e accettare il martirio, lasciò su di un sasso del luogo le sue orme a testimonianza dell´accaduto.
E come la tradizione quelle orme sono rimaste fino ai nostri giorni, ancora visibili su di un sasso di quella via parallela all´Aurelia chiamata la via dei monti, sentiero percorso da contadini, pastori e briganti, ma sicuro luogo scelto da Pietro per evitare la militarizzata strada quale era l´Aurelia di quel tempo.

Maurizio Manetti, 1999

Quo Vadis Domine

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